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Tinder: un giro di walzer tra l’app d’incontri più famosa al mondo

Tinder è una popolare applicazione di incontri lanciata nel 2012 dai suoi fondatori: Sean Rad, Jonathan Badeen, Joe Munoz e Justin Mateen, dove oggi si possono trovare attivi in 190 paesi in tutto il mondo

Tinder è una popolare applicazione di incontri lanciata nel 2012 dai suoi fondatori: Sean Rad, Jonathan Badeen, Joe Munoz e Justin Mateen, dove oggi si possono trovare attivi in 190 paesi in tutto il mondo più di 75 milioni di persone al mese. Attualmente la proprietà è di Match Group, ma si estende principalmente a vari azionisti. Ideata per facilitare l’incontro tra persone che cercano relazioni romantiche o amicizie, nonostante la sua esplosiva popolarità, è stata spesso al centro di critiche per la cultura dell’oggetto, la superficialità e per il modo in cui può influenzare le relazioni nel mondo reale. È importante ricordare inoltre che alcuni utenti hanno segnalato esperienze negative come molestie o incontri non desiderati. 

Entrare all’interno di questo “gioco” è come decidere di lanciarsi dentro a un quadro dove la vita reale diventa sempre più astratta, mentre il mondo di Tinder, ogni minuto in più passato al suo interno, si trasforma in realtà. In breve tempo ti ritroverai a confrontarti con persone di culture, nazioni e lingue diverse. È un parallelo fluido che riempie in pochi attimi un vuoto di solitudine profonda che caratterizza gli esseri umani di questo millennio. In un periodo storico in cui ci troviamo a confrontarci con l’idea che per sopravvivere come specie abbiamo bisogno dell’intelligenza artificiale, Tinder fa cadere le maschere e ti trasforma in Matrix.

Maria Luna è la protagonista di questa storia: una donna di quasi quarant’anni che si approccia a questa app per cercare di comprendere cosa cercano le persone adulte all’interno di questo “quadro”.

Tinder funziona in questo modo: gli utenti creano un profilo con foto e una breve descrizione di sé stessi (esiste la possibilità che l’utente si auto-verifichi tramite una fotocamera che andrà a controllare se lo scatto profilo coincide con la persona) e in un secondo momento Tinder utilizzerà la geolocalizzazione per mostrare potenziali match nelle vicinanze. 

In sostanza, cosa accade? Ti viene presentato un cabaret di persone che si nascondono dietro a degli scatti fotografici, reali o meno, dove ognuno sta vendendo al meglio la propria immagine. Basterà poco per comprendere che il “clic” che va più di moda è quello dove “l’addominale” è il protagonista della festa. Il gioco è semplice: se il mio like coincide con il tuo e quindi i due utenti si sono “piaciuti” a vicenda, si apre una chat che Tinder chiama match, dove è possibile iniziare a scriversi. 

Inoltre, Tinder offre diverse funzionalità extra, alcune gratuite e altre disponibili tramite abbonamento: Tinder Plus, Tinder Gold e Tinder Platinum. Queste possono includere la possibilità di “scorrere” in altre città, utilizzare l’app in tutto il mondo e vedere chi ha messo “mi piace” al tuo profilo prima di scorrere.

Maria Luna crea così il suo “personaggio” e si lascia trasportare dal mare tinderiano, inventando non solo dei dati, ma anche una personalità ben definita. Per avere il maggior numero possibile di risposte rapide, decide di mettersi in modalità “specchio” di fronte al suo interlocutore. Come una ballerina, inizia a danzare in un ritmo armonico con il suo “partner”, assecondandolo in ogni sua domanda senza esitare. Scoprirà in poco tempo che creare una chat che duri più di un giorno è un’impresa arcaica. Si diletta a rispondere in modo veloce, ma aspettando sempre il momento giusto; fa domande discrete e lascia sempre attorno a sé quell’alone di mistero e magia che è capace di far sognare.

Nel primo approccio, le curiosità si girano intorno a questioni che toccano argomenti come dove si abita e che lavoro si svolge. Superata la prima fase, che sembra possa bastare per conoscersi da tempo, scatta automaticamente la terza domanda: ci si vede? Se per un personaggio come Maria Luna l’approccio è troppo diretto, è vero anche che l’interlocutore (almeno, per la maggior parte) si lascia toccare da questa sua sensibilità, mostrando più empatia. È allora che ciò che poteva apparire come una comunicazione breve la nostra protagonista riesce a trasformare in un discorso compiuto, tra esseri umani. Ma diciamoci la verità: su Tinder non c’è nulla da perdere. È un battito dopo l’altro di domande e risposte, dove le persone si divertono con un unico obiettivo: quello di aprire un corridoio di pace, che li porterà a conoscersi di persona. Ma siamo veramente pronti a diventare delle Intelligenze Artificiali, dove l’unico bisogno reale è quello di avere un’app che funga da spinta per farci incontrare persone con le quali passare alcune ore a fare sesso? Se siamo nell’era in cui l’uomo è al massimo della sua intelligenza, questa, sicuramente, sta mangiando in lui tutta quella parte emotiva che lo ha da sempre caratterizzato.

Tinder è un’app d’incontro: secca, veloce e senza troppa poesia. Se quando è stata creata il suo intento era quello di fungere da motore per aiutare le persone a incontrarsi, l’obiettivo è stato centrato. Ma Tinder è molto di più di questo: è un contenitore che descrive l’uomo e i suoi bisogni primordiali. Ci ricorda che le troppe regole che la società ci impone ci portano a reprimere quegli istinti che per natura l’essere umano ha bisogno di manifestare. Parla di persone che hanno un bisogno naturale di fare sesso quanto almeno quello di sfamarsi di cibo, ma in una società dove ci viene insegnato che provare certi bisogni è sbagliato, ci si giustifica raccontandoci che la parità tra i due bisogni è pura chimera. Tinder narra di esseri umani che hanno molto più bisogno di parlare e di calore di quanto sarebbero mai capaci di ammettere a se stessi. Questa app soddisfa il bisogno fisiologico di una delle dimensioni umane più naturali, ma nutre, soprattutto, le persone a livello psicologico. La regola che va per la maggiore nel mondo di Tinder è che senza una connessione mentale non si fa nulla.

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