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Manuel e la sua storia come donatore di midollo osseo

Buongiorno people love, come state? Oggi facciamo una bella riflessione. Sì, di quelle che ci rimettono in moto subito e fanno tacere i nostri lamenti quotidiani, spesso dettati dal fatto che siamo fin troppo viziati.

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Buongiorno people love, come state? Oggi facciamo una bella riflessione. Sì, di quelle che ci rimettono in moto subito e fanno tacere i nostri lamenti quotidiani, spesso dettati dal fatto che siamo fin troppo viziati. Ho intervistato un ragazzo, Manuel,  che ha compiuto un gesto che può essere solo uno esempio per tutti noi e che fa  riflettere su quali siano effettivamente le cose importanti nella vita

ScreenShot251Ti ringrazio per avermi cercata e per aver scelto il mio blog per parlare della tua esperienza.

Grazie a te per avermi ascoltato. Con questa intervista, che è un pezzo della mia vita, voglio far capire cosa sia questa grande cosa che è la donazione e che alla fine i donatori non sono angeli o persone speciali, ma persone normalissime che come tutti lavorano, hanno figli e conducono una vita normale. Forse hanno avuto solo un po’ più di fortuna nel rendersi utili al prossimo.

Quando hai deciso di diventare un donatore?

Tutto inizia tra i banchi di scuola mentre frequentavo la 4° superiore, l’anno in cui si diventa maggiorenni. Ho avuto la fortuna di avere la professoressa di Scienze che faceva parte delle due principali associazioni di donatori, AVIS e ADMO, per cui ogni anno proponeva ai ragazzi di iscriversi e di iniziare a donare. Non ho mai avuto dubbi sull’iscrizione e sulle successive donazioni che ho effettuato regolarmente ogni tre mesi ( al momento sono in attivo di 15 donazioni di sangue).Mentre per l’adesione all’AVIS ci si rende conto di essere iscritti, in quanto si dona costantemente e fisicamente il sangue, per quanto riguarda l’ADMO, l’adesione riguarda solamente la compilazione di un modulo e gli accertamenti di essere in buona salute. Successivamente non ci si deve più preoccupare di nulla, i controlli per le compatibilità vengono eseguiti dal Centro Nazionale (tanto la compatibilità è di 1 su 100.000); ed è qui che viene il bello.

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Vuoi spiegarci meglio?

Certo, a metà ottobre, rientro al lavoro dopo essere stato per 5 giorni in Spagna, a Barcellona. Improvvisamente il mio cellulare squilla, un numero sconosciuto. Subito non posso rispondere, poi digito il numero in google per vedere di chi si tratta. Per un attimo mi prende un colpo,in google vengo indirizzato sulla pagina del Centro Trasfusionale di Borgo Trento – Verona. Le domande in testa mi sono sorte spontanee: cos’ho che non va? Che esami stavo aspettando? Cos’è successo? Scappo fuori a chiamare il numero identificato con il cuore in gola … mi ritrovo dall’altra parte della linea la dottoressa del Centro Trasfusionale (la ricerca aveva funzionato bene!!) che in un secondo mi tranquillizza chiedendomi se sono ancora disposto a proseguire nell’iter della donazione del midollo osseo, in quanto era stata riscontrata una compatibilità tra il mio e quello di una persona gravemente ammalata. Mi viene detto che a breve avrei ricevuto altre informazioni e che mi sarei dovuto recare all’ospedale di Borgo Trento per effettuare ulteriori controlli ed esami di accertamento.

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E tu come hai reagito?

Ho salutato e messo giù. Pur non avendo ben chiaro in mente a cosa stavo andando in contro, mi sentivo felice, entusiasta, euforico, ma allo stesso tempo provavo paura ed ansia per quello che dovevo fare.

Poi cosa è accaduto?

La settimana successiva ho effettuato gli ultimi esami per la verifica della compatibilità. La dottoressa mi ha rassicurato che prima di due mesi non ci saremmo sentiti. Gli ultimi esami erano abbastanza lunghi e macchinosi da elaborare, quindi ci sarebbe voluto un tempo maggiore rispetto al solito.

imagesHai atteso fino a quando?

Fino al 5 dicembre, quando sono stato nuovamente contattato e comunicato che ero risultato compatibile al 100% con il paziente. Qui ho avuto attimi di gioia correlati da momenti di ansia e nervoso.

E poi ricomincia l’attesa…

Il 23 dicembre mi sono recato a Borgo Trento per gli esami di rito: ecografia all’addome, visita cardiologica, esami del sangue (15 o 16 provette) e raggi al torace. La dottoressa che mi aveva preso in carico mi ha spiegato tutto quello che dovevo sapere per la donazione. In particolare sono stato messo di fronte al fatto che il donatore ha piena libertà di tirarsi indietro fino all’ultimo, consapevole però che il paziente ricevente, dopo che verrà firmato il verbale, subirà un trattamento di chemio e radioterapia che azzererà completamente il proprio midollo in attesa che arrivi quello del donatore; va da sé che se non arrivasse il midollo del donatore, il paziente non avrebbe molte speranze. Ci lasciamo con gli auguri di Buon Natale e Buon Anno.

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E cosa ti ha portato a continuare?

Il 9 gennaio mi sono recato all’ospedale Borgo Roma a Verona per firmare il verbale davanti alla commissione di medici, per ufficializzare la mia scelta di donare e di conseguenza iniziare il condizionamento del paziente che azzera il suo midollo. Il mio pensiero è andato a questa persona, ammalata di una grave forma di leucemia, per la quale il destino aveva scelto me come unica speranza. Quella firma, su quel pezzo di carta, ha posto la mia anima e corpo di fronte alla mia scelta di donare. Ma a quel punto non potevo tirarmi indietro, non sarei stato in grado di proseguire la mia vita in modo positivo se non lo avessi fatto.

Pochi giorni dopo e….

E il 16 gennaio ho effettuato la prima iniezione del farmaco per lo sviluppo di cellule staminali. Sì, perché il centro ricevente ha scelto la modalità di donazione che richiede l’assunzione di un farmaco che fa riprodurre molto velocemente le cellule staminali presenti nel midollo, le quali, aumentano in modo considerevole, escono dalle ossa del bacino e si propagano nel sistema circolatorio umano, fino ad essere raccolte tramite un prelievo dal braccio.

foto (2)Come stavi in quel momento tu?

Anche se non lo dimostravo mi tremavano le gambe, avevo tanta paura degli effetti collaterali dovuti al farmaco, anche se la dottoressa mi aveva detto che non erano così importanti; ho avuto paura anche che il farmaco non facesse effetto, in quel caso non avrei potuto donare dal braccio, come era stato deciso e mi avrebbero dovuto prenotare la sala operatoria per il prelievo dalle ossa del bacino.

Cosa è accaduto nel tuo caso?

Fortunatamente il farmaco ha iniziato a fare effetto e parecchio anche. Dal secondo giorno i sintomi si sono fatti sentire, ero contento perché era segno che le cose stavano funzionando, ma nello stesso tempo il dolore alla schiena si faceva sempre più forte, per tenerlo a bada solo la tachipirina poteva sollevarmi.

Nemmeno nei momenti di dolore ti sei pentito di quello che stavi facendo?

Sì, come dicevo prima sono un essere umano, non un angelo e soprattutto negli ultimi giorni di somministrazione del farmaco in cui stavo malissimo, mi sono chiesto più volte chi me lo facesse fare. Però poi il mio pensiero andava subito al mio “gemello ammalato” e mi chiedevo come stava e la risposta era che lui era l’unico dei due che poteva lamentarsi. In quei giorni ho scritto una lettera, che spero il paziente abbia gradito.

disegno12Quando è arrivato il giorno della donazione?

Il 20 gennaio è stato il giorno della donazione. Sono stati fatti i primi accertamenti per verificare che avessi prodotto abbastanza cellule staminali. Gli esiti hanno dato enorme sollievo ai medici in quanto il mio organismo aveva risposto in maniera ottimale al fattore di crescita, alzando i valori al doppio della normalità. La donazione in sé non è stata dolorosa né pesante, il dolore al bacino quasi inesistente e la macchina ha lavorato  a pieno ritmo. Infermieri e medici erano sempre disponibili attorno al mio letto, anche perché non potevo nemmeno grattarmi il naso, visto che avevo un ago in entrambe le braccia. Le infermiere erano gentilissime e mi hanno anche spiegato come funzionava la macchina alla quale ero attaccato. Con i valori che avevo, i medici erano speranzosi e mi avevano illuso che bastasse solamente un giorno di raccolta. Dopo 4 ore e mezza  la macchina aveva lavorato 10 litri del mio sangue e i medici hanno deciso che poteva bastare. Io sono rimasto in osservazione per un paio d’ore, durante le quali, nonostante mi sentissi rintontito, ho mangiato, riso, scherzato con le infermiere che mi facevano sentire a casa.

Poi ti rimandano a casa?

No, poi arriva il verdetto del primario: non abbiamo raccolto abbastanza cellule. Siamo riusciti a raccoglierne 200 cc mentre il centro trasfusionale del ricevente ne richiedeva 350 cc.

foto (1)No caspita, come ti sei sentito?

Il mondo mi è crollato addosso, perché avrei dovuto sottopormi anche il giorno seguente ad un’ulteriore raccolta.

Come hai reagito?

Non ne volevo più sapere, né di punture né di un’altra raccolta, però i medici mi hanno fatto ragionare e rassicurato che non servivano altre punture perché comunque i miei valori erano altissimi: non riuscivano a capire nemmeno loro il motivo del fallimento della raccolta.

Queste parole per te sono state confortanti.

Sì e dopo i pensieri negativi sono arrivati quelli positivi: c’era un “mio gemello” che stava lottando tra la vita e la morte ed era assolutamente il caso di raggiungere questo traguardo, quello dei 350 cc il prima possibile. Ho accettato e il giorno seguente sono tornato. Stessa procedura e stesso iter. Ormai ero di casa. La seconda mattina la procedura è stata più breve, all’incirca tre ore e la macchina ha lavorato 7 litri del mio sangue. I dottori non volevano spremermi come un limone.

L’ obiettivo è stato raggiunto?

Con le due raccolte sono riuscito a raggiungere l’obiettivo e l’ho anche sforato: 370cc.

fotoHo la pelle d’oca e le lacrime a gli occhi, come ti senti ora?

Sto bene e sono fiero di me stesso. Sì, è vero, non è stata una passeggiata e non si può certo dire che sia un percorso completamente indolore, però ho potuto contribuire a dare una speranza ad un persona in un mondo dove si parla di tutto tranne di queste cose, che sono invece la vera essenza della nostra vita.

Manuel mi ha dato il permesso di pubblicare il messaggio che ha scritto al donatore:

“E’ come accendere una luce di notte, lungo la riva del mare. Tu sei nel porto e là fuori il mare è calmo. Non sai se il tuo faro potrà servire, non sai se qualcuno chiederà aiuto. Non importa. Accendi la luce. All’improvviso può scoppiare la tempesta. In mezzo alle onde può esserci un navigante che cerca la via di salvezza. Il tuo faro potrebbe essere l’unico giusto per condurlo in porto. E se fosse spento?” Non so chi sei, non so come ti chiami e non so da dove vieni. So solo che da oggi ho un fratello tedesco! In bocca al lupo!

Il nichylove non può che aprire la porta a tutte le persone che avranno voglia, come Manuel, di parlare di queste esperienze che sono l’essenza della nostra vita, come ha detto giustamente lui!Grazie e in bocca al lupo!

 

 

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15 COMMENTS
  • nicolepizzato Gennaio 31, 2014

    Grazie a Manuel per averci raccontato questa storia… http://t.co/1cSkB32jsF

  • nicolepizzato Gennaio 31, 2014

    Grazie a Manuel per averci raccontato questa storia http://t.co/yzdUMQs2w0

  • Garrett Strohmeyer Settembre 23, 2014

    “Hey, thanks for the article post.Thanks Again.”

  • Anonimo Settembre 23, 2014

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