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Io e la mia cecità: Fabio si racconta

Ciao miei lettori, come state? Oggi vorrei farvi riflettere, non che mi consideri così brava da indurvi a riflettere, ma almeno, nel mio piccolo,  ci provo … Questa intervista è iniziata lunedì scorso, aprendo un’e-mail

cecità politicaCiao miei lettori, come state? Oggi vorrei farvi riflettere, non che mi consideri così brava da indurvi a riflettere, ma almeno, nel mio piccolo,  ci provo … Questa intervista è iniziata lunedì scorso, aprendo un’e-mail ricevuta da un ragazzo che mi aveva scritto chiedendomi se era possibile, tramite il mio blog, parlare di lui e di ciò che fa nella vita. Sapete,  ricevo molte richieste da parte  di ragazzi che vogliono parlare di sé tramite il Nichylove ed io non posso che essere onorata di fungere da filtro e voce a racconti come questi…Buona lettura…

Ti vuoi raccontare brevemente?

Certo:  sono Fabio Lotti, nato a Vicenza il 20 dicembre 1987. Attualmente sono alto 178 cm e peso 65kg, ma non è sempre stato così. Fino all’età di 14 anni ero molto minuto, “uno stropoletto” come direbbero dalle mie parti, forse a causa della mia malattia rara (che ancora oggi non ha un nome), ma che comporta danni alla vista, all’udito e alle ossa. Questo mi ha causato sempre difficoltà: ero sempre il più basso, il più magro e sempre l’ultimo nei vari sport. Rispetto ai miei coetanei indossavo un bel paio di fondi di bottiglia e due odiatissimi apparecchi acustici che mi facevano sentire così diverso. Guardandomi indietro però, mi rendo conto che erano paranoie mie, me la cantavo da solo perché i miei amici e compagni di classe, fino alle medie appunto, non mi hanno mai trattato diversamente anzi ho sempre avuto dei bellissimi rapporti di amicizia.

Quando sono iniziati i primi veri problemi causati dalla tua malattia?

Prestissimo,  a 7 anni è avvenuto il primo distacco di retina all’occhio sinistro e la prima operazione all’ospedale De Lellis di Schìo. Poi ci sono stati un  paio d’anni tranquilli e il giorno del mio nono compleanno la retina sinistra mi ha regalato la cecità totale.14502

Sei stato operato ancora?

Sì, per sette volte, ma le operazioni  non hanno prodotto i risultati che ci aspettavamo.  Arriva così l’estate dopo gli esami di terza media e boom! Sviluppo improvviso quanto doloroso. Alcune parti dei miei occhi non sono cresciute alla stessa velocità del resto del corpo causando così il distacco della retina dell’occhio destro e complice un’uveite, altro mese in ospedale con annesse un paio di operazioni durante i mondiali di Corea-Giappone 2002. 

Cos’è cambiato a livello relazionale?Ormai eri un adolescente…

Sono cominciati i problemi veri a 14 anni quando si inizia ad utilizzare il motorino e le distanze si accorciano. Io abitavo in un paese di collina e frequentare gli amici di Vicenza era semplice per chi era motorizzato, ma per me, che non potevo guidare o c’era la mamma oppure restavo a casa. Una crescente cecità e il mutamento degli interessi da parte dei miei coetanei rendevano le cose più complicate: non era più tempo di nascondino, calcio nel campetto e fare le basi militari, ora c’era la play station sempre più grafica, il giro al centro commerciale per vedere i negozi, trovarsi al locale al sabato sera per ballare e trovare la morosa. Sempre più si trattava di oggetti, eventi e discussioni visive, cosa che mi tagliavano fuori e mi sentivo sempre più emarginato.occhio_cecità-300x300

Che effetto ti fa ricordare quegli anni?

Guardandomi indietro posso dire che i contesti non erano i più adatti alla mia situazione, ma bisogna aggiungere che il mio carattere era poco forte ed io ero abituato alle attenzioni. Mia madre soprattutto ha sempre cercato di fare il massimo per me e purtroppo in qualche situazione ciò mi ha danneggiato. Per fortuna in terza superiore ho incontrato Pietro e Andrea che hanno risollevato le sorti delle mie relazioni sociali fuori dal contesto familiare. Sì, perché a casa andava tutto bene, l’ambiente lo conoscevo come le mie tasche, avevo un gruppo di cinque amici con cui giocare al pomeriggio, riuscivo ad andare in bici per i campi, non c’era pericolo di essere investiti o di non vedere il colore del semaforo. Tutto era più facile a casa, in più potevo contare su quattro splendidi nonni, così differenti tra loro che ognuno mi ha formato in ambiti diversi.

Per i bimbi il rapporto con i nonni è importantissimo, che rapporto hai avuto tu con i tuoi ?

Con nonno Silvio lavoravo la pietra morta di Vicenza creando improbabili posacenere e sculture a dir poco futuriste, quando uscivo dal banco lavoro ero bianco come l’omino Michelin. Le sue storie di guerra mi hanno insegnato molte cose, sapere cosa aveva passato in quegli anni è servito per far crescere dentro di me la gemma della determinazione e della tenacia. Le filastrocche e la bontà di nonna Laura invece mi hanno fatto capire cosa significa essere innamorati del proprio uomo e cosa significa essere una famiglia. Con nonno Joanì ne ho fatte di ogni, dai lavoretti sull’orto, alle mattinate tra mercati, posta e alimentari. Infinite partite a briscola e anni passati ad acquisire una capacità linguistica e un lessico dialettale da far invidia. Unica superstite, nonna Pierina, che oltre a volermi un bene dell’anima, mi fa morir dal ridere con il suo modo di raccontare gli eventi passati e devo a lei la mia crescita perché è stata la mia cuoca per anni. Piatti preferiti: minestrone, pasta col tonno, gargati al ragù e il croccante.cieco-ciego1

Sei cresciuto in un ambiente in cui ti sei sentito molto amato e dopo?

La vera svolta della mia vita è successa nel 2005. Era sera e come un fulmine a ciel sereno è esploso un desiderio dentro la mia testa: fare l’università. Fino a quel momento ero convinto di cercare lavoro dopo la maturità, ma quella sera ho deciso di provare a cambiare la mia vita. Così, senza ragionarci su ho detto: mamma farò economia a Verona. Un taglio netto al cordone ombelicale che per 18 anni mi aveva alimentato, cresciuto e protetto, ma era ora di vivere la vita da protagonista, di iniziare a prendere la responsabilità di fare scelte assumendo dei rischi. Accolta con gran favore mi sono iscritto a economia e vincendo la borsa di studio mi sono ritrovato all’alloggio dello studente con Alix, un ragazzo congolese.

Bravissimo, io sono convinta che studiare sia il sale della vita … e l’incontro con il tuo compagno Alix com’è stato?

Lì per lì è stato uno shock perché passare da una mentalità parrocchiale a dover convivere con un ragazzo nero dell’Africa è stata dura. Mai scelta però fu più appropriata. A poco a poco le barriere mentali furono abbattute e la mente iniziò a liberarsi. Il continuo confronto con studenti provenienti  da tutto il mondo ha fatto sì che i miei preconcetti subissero forti scossoni e da recepire i concetti sono passato ad assumere le idee che condividevo. Un gran lavoro di libertà. Libertà di pensare, libertà di capire cosa si condivide e cosa si vuole perseguire. La libertà costa fatica però, va conquistata, non te la regala nessuno.

Ecco credo proprio che studiare serva  soprattutto a questo: ad aprire la mente per raggiungere altri spazi, la libertà …

Questo lavoro di apertura mentale mi ha portato alla seconda svolta della mia vita: nel 2008  il corso di orientamento e mobilità con il bastone bianco. Sino ad allora per me era prerogativa nascondere la mia disabilità, avere un handicap era una vergogna, una colpa. Questo comportava  una serie di comportamenti errati: farmi riconoscere come cieco era per me la morte dell’anima, significava essere nessuno e non avere valore. Il percorso universitario mi ha fatto prendere coscienza dei miei mezzi, ho capito chi ero e che potenzialità avevo. Aver conosciuto altri disabili  che erano in gamba mi ha dato un’iniezione di fiducia e di forza che giorno dopo giorno hanno modificato il mio carattere. Sempre più sicuro e cosciente di dove volevo arrivare, ho imparato a ragionare per obiettivi, affinando le mie capacità di organizzazione.

Che incredibile il percorso di crescita hai fatto .

E non è finito qui! Ecco infatti che conosco Alice, ragazza veronese che dopo 3 anni di fidanzamento   nell’estate del 2011  ho sposato e con cui ora abito a Verona.Matrimonio Fabio e Alice

Rimango senza parole! Questo ragazzo di 26 anni mi ha appena dato una lezione di vita che mi lascia sbalordita! Sono troppo felice per lui …

Raccontami e dopo?

Dopo aver terminato i 5 anni di Economia mi sono scontrato con il difficile problema della ricerca del lavoro: mi sono reso conto che per un cieco è ancora più impegnativo trovare un impiego perché ancora oggi c’è molta ignoranza in merito alle persone con disabilità visiva e le loro capacità lavorative. Pochi sanno che oggi un cieco può usare il computer, navigare in internet e gestire i social network attraverso l’ausilio di una sintesi vocale o di una barra braille.

Come hai reagito ?

Dopo aver constatato che non c’era trippa per gatti e io i gatti me li mangio (da buon Vicentino), ho deciso di provare a creare il mio lavoro.Laurea Fabio

La tua capacità di avere iniziativa mi lascia senza parole …

Già, con il mio amico-collega Marco Andreoli abbiamo dato vita a “Progetto Yeah” (www.progettoyeah.it) che vuole trasformare la disabilità da punto di debolezza in punto di forza: siamo convinti che investendo in formazione e governando al meglio le proprie capacità si possa, non solo vivere una vita dignitosa, ma concorrere al progresso della cittadinanza e alla diffusione di cultura.

Come mai avete scelto la parola Yeah?

Solitamente la parola disabilità porta con sé una serie di sensazioni negative, disgrazia, problemi, depressione, malattie… ecco, noi vogliamo girare la frittata, guardare la vita da un’altra prospettiva e dire: io sono “Yeah”, perché non solo ho compreso i confini della mia disabilità, ma attraverso l’impegno e la dedizione sto riuscendo ad essere alla pari. Un mix di grinta, orgoglio e contagio positivo. Come dice Jovanotti, se hai imparato a contare fino a sette, non significa che l’otto non possa esserci. Certo non è tutto rose e fiori, saremmo stupidi se non tenessimo conto che avere un handicap è di per sé limitante, ma vogliamo dire e dirci “forza ce la possiamo, ce la dobbiamo fare”.foto (3)

Complimenti, quali sono i progetti futuri?

Parallelamente dallo scorso aprile ho iniziato il Triathlon, disciplina che contempla il nuoto, la bici e la corsa. Dopo sei mesi di allenamenti ho partecipato lo scorso settembre alla prima edizione dei campionati italiani di para triathlon e con la mia guida Sebastien ci siamo classificati terzi nella mia categoria. La strada è lunga, devo imparare la tecnica dei tre sport, ma il sogno che ogni giorno mi porta all’allenamento sono le Paralimpiadi di Rio 2016. Obiettivo molto arduo, ma finchè c’è la possibilità io ci voglio provare. Darò il massimo, solo una volta dato il massimo  si può ammettere che l’avversario è più forte, ma fino ad allora bisogna tener duro e dare tutto. Questa è la mia filosofia di vita, se in ogni ambito della nostra vita diamo tutto e non ci risparmiamo, significa che non abbiamo sprecato nulla. In famiglia, con gli amici, al lavoro e nel tempo libero, che importa quanto, dove, con chi  e come viviamo, sarà una vita vissuta appieno e intensamente.  Sembrano frasi fatte, in realtà è solo un’abitudine nell’affrontare ciò che la vita ci mette davanti. Papà dice: bisogna tirare fuori il meglio dal peggio.

Io spero tanto di vederti alle Paralimpiadi e tiferò per te!!

Per quanto riguarda invece le mie prospettive future per il mio progetto, l’obiettivo è di diffondere attraverso corsi di formazione il modo corretto per interagire con chi non vede o vede poco e dar voce a tutti coloro che seppur disabili, hanno raggiunto degli obiettivi affinché si inneschi un circolo vizioso positivo. Per ciò che riguarda lo sport, sono alla ricerca di uno sponsor che mi aiuti in questa avventura, perché ora come ora non ho i materiali competitivi da gara. Vorrei tanto che una o più imprese del territorio vicentino capissero l’importanza di sostenere una causa che mescola voglia di fare sport e voglia di dimostrare che è possibile fare grandi cose anche se con handicap. La mia speranza è di trasmettere grinta, determinazione e voglia di lottare per raggiungere i propri obiettivi e passione per la vita, che è bella sempre e che va vissuta fino alla fine.Arrivo gara

Lotti e vincerai!

Saluto Fabio con affetto, mi ha lasciato dentro una carica positiva incredibile! E spero che qualche impresa senta il suo messaggio e si faccia vivo, Fabio ha bisogno di uno sponsor, fatevi avanti per favore … contattate pure me che farò da tramite molto volentieri!!Un abbraccio a miei lettori e pensate a ragazzi come questi prima di lamentarvi per cose futili tutti i giorni!

 

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