È un po’ che non scrivo lo so… la vita lavorativa mi ha impegnata così tanto che mi sono dimenticata di fare ciò che più amo: scrivere! Scusate, ma eccomi qui. Forse uno dei tanti motivi per cui sta succedendo tutto questo, è che dobbiamo fermarci per ricordare chi siamo e cosa amiamo fare? Forse. Spesso rifletto e cerco di dare un senso a tutto questo, ma un senso non lo trovo mai…Resta il fatto che un virus arrivato dalla Cina (o così ci hanno raccontato) è entrato nel nostro paese in punta di piedi e ci ha messo tutti al tappeto! Ci ha stesi tutti a terra e purtroppo molte persone non si rialzeranno mai più! Nel febbraio scorso il nostro presidente Conte in uno dei suoi decreti (allora non sapevamo quanto la parola decreto da lì in avanti, avrebbe condizionato le nostre vite), ha annunciato che le scuole sarebbero state chiuse. Inizialmente sembrava una cosa di pochi giorni, una prevenzione necessaria. Poi i giorni passavano e decreto dopo decreto, l’intera Italia è stata chiusa; il mio paese, non quello dove sono cresciuta ma quello che mi ha adottata all’età di 17 anni, quello che inizialmente non ho amato molto ma che con il tempo ho imparato a conoscere e dopo aver visitato in lungo in largo, mi ha fatto innamorata perdutamente di lui, è stato chiuso, messo per la sua totalità in quarantena. Nelle ultime settimane ho visto cose in tv che nemmeno il miglior regista di film di paura sarebbe in grado di riprodurre. Ho percepito la paura negli occhi delle persone, la paura quella vera. Sentito sirene nella notte che mi hanno tolto il sonno, un sonno che non tornerà ma più quello di prima. In poco tempo siamo caduti dentro ad un incubo senza nemmeno accorgercene, sviati o distratti da chi sa chi o chi sa cosa, forse non lo capiremo realmente mai. Dare la colpa a qualcuno è inutile e criticare chi sta governando il nostro paese lo è ancora di più. Chi cavolo è che ha in mano il dizionario del buon funzionamento di un paese di fronte ad un virus mortale che entra dentro al tuo paese e in pochi giorni fa un disastro di tali dimensioni? Ricordiamoci bene che siamo abituati a vedere il male, ma lo vediamo solo in TV pensando che non ci toccherà mai… E che è vero che il Virus in questo pianeta girava già e che le immagini che arrivavano dalla Cina erano paragonabili a quelle dell’apocalisse, ma voi sapete quante è lontana la Cina da qui?  Chi poteva prevedere una cosa del genere? Un virus così veloce e virulento? Nessuno. Smettiamola di fare i sapientoni che hanno risposte ben chiare; non ce le hanno i dottori e gli scienziati…. figuriamoci se ce le abbiamo noi…  Oggi c’è solo da sperare: sperare che non tocchi a noi o ad un nostro caro! Le giornate sono lunghe e ci s’inventa di tutto per far passare il tempo, noi italiani in questo siamo maestri: video divertenti per ogni argomento spopolano sui social ma dentro, nel nostro profondo, oscilliamo tra la paura del presente e le poche certezze del futuro. Tutto è mutato, ogni cosa; non abbiamo il permesso di uscire dalla porta, di andare a trovare i nostri genitori, famigliari, nipoti e amici. Ci troviamo di fronte ad un telefonino a fare video conferenze con la mamma e i nostri fratelli come se fossimo ad un appuntamento di lavoro. Andiamo a fare la spesa uno alla volta, cercando di fare il più in fretta possibile; ci guardiamo tra di noi come se fossimo delle possibili bombe a orologeria.  Viviamo una realtà dove i miti sono completamente mutati, oggi le vere star sono i medici, dottori e infermieri che lavoro 24 ore al giorno per salvare vite. Una realtà che in qualche modo quando torneremo a viverla, non sarà mai più la stessa; tutti noi saremo inevitabilmente diversi. Ma sono sicura e convinta che ce la faremo e che mai come in questo periodo abbiamo riscoperto la nostra appartenenza e il senso dell’unità. Non avrei mai e poi mai immaginato che mi sarei ritrovata seduta a tavola con mia figlia a cercare di spiegarle una nuova dimensione di vita. La cosa pazzesca è che per la prima volta da quando è nata mi sono ritrovata disarmata, senza risposte reali da darle. Le ho insegnato da sempre a non dire bugie: il valore immenso che ha la verità, ma ad ogni sua domanda senza una mia risposta certa non ha fatto altro, giorno dopo giorno, che crearle confusione. L’altra sera ha avuto una crisi pazzesca; è scoppiata a piangere e mi ha detto che è tanto triste, che non riesce più a stare chiusa in casa, che le mancano la scuola e i suoi compagni, la maestra, gli amici e la sua vita di prima. Ha urlato senza pietà il suo odio verso il Coronavirus e la sua paura che nessuno mai sia in grado di poterlo fermare, perché nessuno è in grado di poterlo vedere. Mentre piangeva a dirotto senza più avere il fiato per parlare, mi ha confidato che la sua più grande speranza era che la persona che ha creato in laboratorio il virus, morisse all’istante. Trovando ancora voce ha poi urlato nuovamente che era tutto ingiusto e che noi non ce lo meritavamo, perché siamo brave persone. Stringendomi mi ha detto che non era giusto intrappolare in casa i bambini, che loro hanno bisogno di correre e giocare nei prati e fare sport, come facevano prima. Mi sono messa a piangere con lei… Le ho solo dato ragione e l’ho lasciata sfogare. Poi le ho raccomandato di non augurare mai più la morte a qualcuno e le ho promesso che in qualche modo ne saremmo venute fuori.  A livello emotivo i nostri figli sono tesi e stravolti almeno quanto noi, ma forse diversamente da noi, hanno il coraggio di buttare fuori le cose in modo autentico e sincero. Non si vergognano dei sentimenti che provano, per quanto negativi essi possano essere. Non ci resta che attendere, attendere che quella curva maledetta di morte inizi a scendere e insieme a lei, quella dei contagi; attendere di riprendere in mano le nostre vite; attendere delle risposte. Attendere di contare i danni e che il tempo porti via un po’ di dolore; attendere un perdono che forse non arriverà mai, perché come mi ha detto un venerdì sera di marzo mia figlia: noi che colpa abbiamo avuto in tutto questo?

English

It’s been a while since I’ve written, I know… my working life has been so busy that I forgot to do what I love most: writing! Sorry, but here I am. Maybe one of the many reasons why all this is happening is that we have to stop and remember who we are and what we love to do? Maybe. I often think and try to make sense of it all, but I never find sense… The fact remains that a virus arrived from China (or so we were told) tiptoed into our country and knocked us all out! He knocked us all down and unfortunately many people will never get up again! Last February, our President Conte announced in one of his decrees (at the time we didn’t know how much the word decree would affect our lives from then on) that the schools would be closed. At first it seemed like a few days, a necessary prevention. Then the days went by and decree after decree, the whole of Italy was closed; my country, not the one where I grew up but the one that adopted me at the age of 17, the one that I initially did not love very much but that I learnt to know and after having visited far and wide, made me madly in love with him, was closed, put in quarantine. In the last few weeks I’ve seen things on TV that even the best director of scary movies wouldn’t be able to play. I sensed fear in people’s eyes, fear the real thing. I heard sirens in the night that took my sleep away, a sleep that will never return but that of before. In a short time, we fell into a nightmare without even realizing it, misled or distracted by who knows who or who knows what, maybe we will never really understand it. Blaming someone is useless and criticizing who is running our country is even more so. Who the hell is holding the dictionary of how a country works when faced with a deadly virus that enters your country and, in a few days, ago a disaster of this magnitude? Let’s remember that we’re used to seeing evil, but we only see it on TV thinking that it will never touch us. And that it is true that the Virus was already circulating on this planet and that the images coming from China were comparable to those of the apocalypse, but do you know how far China is from here?  Who could have predicted such a thing? A virus so fast and virulent? No one. Let’s stop playing the smart-ass who has clear answers; doctors and scientists don’t have them, let alone us… Today there is only hope: hope that it’s not us or one of our loved ones! The days are long, and we make up everything to pass the time, we Italians are masters in this: funny videos for every topic depopulate on social media but inside, deep inside, we oscillate between the fear of the present and the few certainties of the future. Everything has changed, everything; we are not allowed to go out the door, to visit our parents, family, grandchildren and friends. We’re in front of a cell phone doing video conferencing with Mom and our brothers like we’re on a business date. We go shopping one at a time, trying to do it as quickly as possible; we look at each other as if we were possible time bombs.  We live in a reality where myths have completely changed, today the real stars are the doctors, doctors and nurses who work 24 hours a day to save lives. A reality that somehow when we return to live it, it will never be the same again; all of us will inevitably be different. But I am sure and convinced that we will succeed and that never before have we rediscovered our belonging and our sense of unity. I never, ever imagined that I would find myself sitting at the table with my daughter trying to explain a new dimension of life to her. The crazy thing is that for the first time since she was born, I found myself unarmed, with no real answers to give her. I have always taught her not to tell lies: the immense value that truth has, but to each of her questions without a certain answer from me she has done nothing but create confusion day after day. The other night she had a crazy crisis; she broke down crying and told me that she’s so sad, that she can’t stay locked up at home anymore, that she misses school and her classmates, her teacher, her friends and her former life. She mercilessly shouted his hatred of the Coronavirus and her fear that no one will ever be able to stop it, because no one is able to see it. As she cried her eyes out and no longer had the breath to speak, she confided in me that her greatest hope was that the person who created the virus in the lab would die instantly. When she found voice again, she yelled again that it was all unfair and that we didn’t deserve it, because we are good people. Holding me tight, she told me that it wasn’t right to trap the children in the house, that they need to run and play in the meadows and do sports, as they did before. I started crying with her… I just agreed with her and let her vent. Then I recommended that she never wish someone dead again and I promised her that somehow, we’d get out of it.  On an emotional level our children are as tense and upset as we are, but perhaps unlike us, they have the courage to throw things out in an authentic and sincere way. They are not ashamed of the feelings they have; however negative they may be. ll we have to do is wait, wait for that cursed curve of death to begin to descend and along with her, the contagion curve; wait to take our lives back into our own hands; wait for answers. Wait for the damage to be counted and for time to take away some of the pain; wait for a forgiveness that perhaps will never come, because as my daughter told me one Friday evening in March: what fault have we had in all this?